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Il catalogo accompagna una mostra personale di Tino Stefanoni (Lecco, 1937) che presenta quindici lavori realizzati tra il 1968 e il 1975, noti come "Le tavole degli oggetti quotidiani". L'idea che anima queste tavole pittoriche deriva dal ricordo delle pagine degli abbecedari, dove gli oggetti quotidiani, iterati e associati a una lettera, apparivano quasi sotto nuove sembianze. Il linguaggio con cui Stefanoni propone questa serie di oggetti è netto, ritmico, quasi ossessivo. L'unica variazione che concede è quella di un leggero spostamento, di un vuoto improvviso, di un'allegra ma anche sinistra variante cromatica. Il catalogo delle opere è preceduto da un testo critico di Angela Madesani, e completato da apparati biografici.